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Le risorse fitogenetiche (PGR) tradizionali locali (landrace) a rischio di erosione genetica o estinzione sono un patrimonio inestimabile, fino ad ora poco considerato.

Trattandosi di entità con una base genetica piuttosto ampia, frutto di una selezione informale operata dagli agricoltori, rappresentano un pool genico da cui è ancora potenzialmente possibile trarre vantaggi.

La loro minor necessità di fertilizzanti, acqua e fitofarmaci, risulta interessante tanto da poter essere considerate una delle risposte a condizioni di coltivazione in un contesto di cambiamento climatico o per l’Agricoltura BIO.

Tuttavia, di solito sono coltivate in poche località e in scarsa quantità, più che altro come consuetudine di famiglia, ogni anno con le stesse sementi, magari tramandate da 3-4 generazioni. Lo scopo in genere è avere una piccola produzione famigliare, per mantenere “antichi” sapori della propria tradizione.  Spesso si tratta di singoli agricoltori, ancor più pensionati che le coltivano nell’orto di casa. L’attività agricola moderna da un lato e l’età anagrafica dall’altro, inducono moltissimi ad abbandonare queste colture e tradizioni famigliari, spesso uniche, e il loro abbandono significa quasi sempre la perdita di biodiversità, irripetibile.

La loro produttività, in passato giudicata scarsa e spesso causa del loro abbandono, può diventare oggi interessante, anche in considerazione del fatto che il mercato richiede specificatamente queste cultivar, dotate di qualità organolettiche più interessanti rispetto a quelle standard (“antichi sapori”). Quindi queste cultivar, da dimenticate, stanno diventando di grande interesse e pertanto è necessario salvaguardarle.

Per salvare queste “antiche varietà agricole” dall’estinzione è pertanto fondamentale censirle, recuperare almeno una parte di semi e conservarle in sedi sicure, come le Banche del Germopalsma, soprattutto di natura pubblica, come quella dell’Università di Pavia.
Poi, una volta censite e conservate, sarà possibile  studiarle in stretta collaborazione con chi fino ad ora le ha coltivate a casa propria e che conosce i segreti per crescerle e anche per valorizzarle in cucina.

Con i dati raccolti sarà poi possibile chiedere al Ministero dell’Agricoltura (MIPAAF) l’iscrizione ad un recente strumento normativo che aiuta a salvaguardare queste piante, riconoscendone ufficialmente l’esistenza e dando così a loro una identità, per non perderle, mai.

Si tratta della Legge n. 194/2015 sull’agrobiodiversità.

In quest’ottica le Regioni stanno provvedendo a fornire la base dei dati. In particolare, il DM n. 1862 del 18/01/2018 con l’allegato 1 fornisce la lista delle “Informazioni minime richieste per la presentazione della domanda di iscrizione all’anagrafe nazionale” delle potenziali cultivar locali tradizionali.

Anche gli agricoltori custodi possono fare domanda di iscrizione come aziende agricole che conservano queste varietà in campo (on farm) e in base a questo potranno scambiarsi tra loro, finalmente legalmente, i loro semi.

Pertanto, il presente progetto vuole contribuire a colmare questo gap conoscitivo per la Lombardia. Allo stesso tempo vanno raccolte dagli stessi “agricoltori custodi” le informazioni sulle cure agronomiche e gli usi tradizionali.

Aiutateci a ritrovare queste piante testimoni della coltura e cultura della Lombardia.

I risultati del progetto permetteranno l’iscrizione di molte cultivar tradizionali locali all’Anagrafe Nazionale. Tutto ciò, in definitiva, potrà portare in futuro a ricadute positive per le aziende agricole, come per esempio la possibilità di libero scambio delle sementi o la creazione di una Comunità del Cibo.

Si auspica la collaborazione di enti e soggetti pubblici e privati portatori di conoscenze ed interesse (es. agricoltori,CREA, altre Università, esperti ed appassionati del settore). Sono già almeno 30 le aziende agricole lombarde con cui l’Università di Pavia, con la sua Banca del Grmoplasma vegetale, collabora da circa 5-6 anni su questi temi.

Progetto co-finanziato dalla Regione Lombardia nell’ambito del bando per il finanziamento di progetti di ricerca in campo agricolo e forestale 2018

Durata: 1 novembre 2019 – 31 ottobre 2020

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